Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione (DOC-R)

Il DOC da Relazione (DOC-R) è un sottotipo di Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC).

Il DOC è un disturbo in cui sono presenti idee intrusive che generano ansia (ossessioni), molto spesso accompagnate da comportamenti volti alla riduzione dell’ansia stessa (compulsioni). I più noti sottogruppi sono quelli di lavaggio, controllo, ordine/simmetria e rituali magico/superstiziosi/religiosi.

Molto di recente è stato descritto (Doron & Derby, 2017) un nuovo sottogruppo che si caratterizza per la peculiarità dei contenuti ossessivi: in questa forma di DOC il pensiero ossessivo, ricorrente e angosciante è il dubbio circa la “giustezza” della propria relazione sentimentale o delle qualità del proprio partner.

La sintomatologia: Ossessioni e Compulsioni

Interrogarsi sui propri sentimenti nei confronti del partner o chiedersi se la relazione che si stia vivendo sia quella giusta sono eventi comuni che molte persone sperimentano nel corso della vita; in chi soffre di un DOC da Relazione, però, questi dubbi sono estremamente persistenti e carichi di angoscia, tanto da provocare una sofferenza psicologica molto intensa. I pazienti che richiedono il supporto di uno psicoterapeuta giungono in studio quando il dubbio ha assunto i connotati di un vero e proprio tormento e sono molto disperati. La loro richiesta è quasi sempre quella di essere aiutati a capire se sono realmente innamorati, se la relazione è quella giusta per loro e se il proprio partner è abbastanza per sé. Si pongono continuamente domande sui propri sentimenti, sull’intensità del proprio coinvolgimento e sul significato di alcune emozioni per loro inconciliabili provate verso il partner (es: se un giorno si prova rabbia verso il partner per qualche motivo, si pensa che ciò voglia dire che il sentimento è mutato irrimediabilmente è la relazione è in crisi).

Le situazioni in grado di innescare il dubbio ossessivo sembrano poter essere suddivise in due categorie:

  •  Situazioni relazionali: ogni volta che, in presenza del partner, l’individuo con DOC-R percepisce una variazione nell’intensità del trasporto affettivo, dell’eccitazione o dell’interesse, subentra il dubbio che la relazione sia a un “punto morto”, che non si ami più il partner o viceversa.
  • Situazioni di confronto: ad esempio, una situazione tipica è quella in cui chi soffre di DOC-R confronta i sentimenti che prova per il partner attuale con quelli provati in una precedente relazione; ne nasce il dubbio che l’amore provato per il partner non sia abbastanza… che non sia vero amore… Un altro esempio di confronto tipico è quella in cui ci si confronta con altre coppie apparentemente perfette.

Una volta che situazioni simili a queste abbiano innescato il dubbio ossessivo, si mettono in atto dei tentativi volti ad annientare l’ansia ad esso connesso. Questi tentativi risultano essere delle strategie disfunzionali perché a lungo termine hanno l’effetto di contribuire al mantenimento del disturbo. Di seguito sono elencate alcune delle più tipiche strategie, in cui, chi soffre di questo disturbo può rivedersi:

  • Evitamento: evitamento di tutte le situazioni (vedi sopra) in grado di innescare il dubbio.
  •   Controllo del pensiero: tentativi infruttuosi di controllare i propri pensieri, evitando, ad esempio, di pensare al proprio partner.
  •  Richiesta di rassicurazioni: chiedere ad altri come giudichino la sua relazione o il partner, ottenendo spesso risposte generiche o tendenti a sminuire la portata della sua sofferenza (“se ti fai queste domande vuol dire che non sei più innamorato/a: lascialo/a”)
  •  Disinvestimento relazionale: non impegnarsi in maniera più stabile nella relazione (matrimonio, convivenza, figli ecc)
  •   Autorassicurazioni: messe alla prova e confronti: al contrario dell’evitamento di situazioni che possano innescare il dubbio, in questo caso viene cercato proprio il confronto con tali situazioni con l’obiettivo di risolverlo e rassicurarsi che la relazione stia bene. Ad esempio, si può chiedere un incontro col partner e monitorare costantemente i propri pensieri, le proprie emozioni e reazioni fisiologiche per rassicurarsi che siano “giuste”. Oppure, ad esempio un ragazzo potrebbe mettersi a guardare altre ragazze per essere sicuro di non esserne attratto più di quanto non lo sia dalla propria fidanzata.
  • Confessione: chi soffre di DOC-R tende in maniera compulsiva a confessare al partner tutti i propri pensieri, dubbi e fantasie ritenute “illecite” al fine di alleggerire il senso di colpa e l’ansia. Confessando è come se rilanciasse al partner la responsabilità di decidere se continuare o meno la relazione.

Le credenze disfunzionali

Ma perché in alcune persone le situazioni descritte sopra innescano il dubbio ossessivo? Secondo il modello cognitivo-comportamentale, alla base del modo in cui interpretiamo gli eventi (pensieri), e delle emozioni e comportamenti connessi, vi sarebbero delle credenze riguardo al sé, agli altri e al mondo che si sono strutturate nel corso della nostra esistenza. Quando tali credenze portano a sperimentare emozioni dolorose e comportamenti dannosi (come le ossessioni e le compulsioni nel DOC), si dicono disfunzionali.

Nei pazienti con DOC-R sono state individuate alcune credenze disfunzionali che si riscontrano in genere nel Disturbo Ossessivo Compulsivo, ma che nel sottotipo in questione assumono contenuti del tutto tipici:

  • Estremizzazione: in base a questa credenza l’individuo pensa che non è possibile che il sentimento per il partner possa subire variazioni nel tempo; se si rende conto di provare la ben che minima oscillazione delle emozioni provate, entra nel vortice del dubbio di non amare il partner come si dovrebbe. E’ come se la regola fosse: “o il sentimento è stabile nel tempo, o non ha senso andare avanti nella relazione”, “se provo attrazione per qualcun altro, vuol dire che non è la relazione giusta” ecc.
  • Intolleranza dell’incertezza: chi ha un DOC-R non tollera di convivere con l’incertezza inevitabilmente legata ad ogni relazione. Questa incertezza è così disturbante da ostacolare la progettualità della coppia. Ad esempio, è comune in questi pazienti soffrire molto al pensiero di sposarsi: “se mi sposo e poi dovessi accorgermi di non essere più innamorato/a o rendermi conto che la relazione non è quella giusta?”
  •  Catastrofizzazione: alla credenza di cui sopra fanno seguito pensieri catastrofici circa la rottura della relazione.
  • Fusione pensiero-azione: secondo questa credenza, pensare o anche solo sognare o immaginare di fare una cosa è grave quanto farla realmente: ad esempio, se si ha una fantasia sessuale che coinvolge una persona che non sia il partner è come se il tradimento fosse reale. Inoltre, una fantasia del genere vorrebbe dire che si desidera farlo e che, evidentemente, l’amore per il partner non sia sufficiente (estremizzazione). 

Vulnerabilità

Nel paragrafo precedente ci siamo chiesti il perché in alcune persone certe situazioni inneschino il dubbio ossessivo e la risposta è stata che ciò dipende dalla presenza di credenze disfunzionali che l’individuo ha strutturato nel corso della sua vita.

Ora la domanda è: come mai si sviluppano tali credenze in alcuni individui mentre in altri no?

Il set di credenze che ciascuno di noi ha si struttura nel corso della vita sulla base delle esperienze di vita (soprattutto quelle precoci) e del proprio corredo genetico. Nel DOC-R sembra inoltre che ci siano due temi chiave nella genesi delle credenze disfunzionali alla base del disturbo: la moralità e il perfezionismo. Potremmo considerare questi due elementi come fattori di vulnerabilità.

  • L’attenersi a rigide regole morali è una questione di estrema importanza per chi soffre di DOC-R: le cose o sono giuste o sono sbagliate (pensiero dicotomico) e fare la cosa sbagliata è assolutamente intollerabile. Ad esempio, contrarre matrimonio, magari avere dei figli e poi divorziare perché ci si rende conto di non essere realmente innamorati verrebbe vissuto come un gesto ignobile, significherebbe essere una persona orribile…
  • La tendenza al perfezionismo: il perfezionismo diventa disfunzionale quando ci si pone degli standard troppo elevati, se non addirittura irraggiungibili. Nel caso specifico, la relazione deve essere perfetta, dove non c’è spazio per dubbi o oscillazioni nei sentimenti.

Fattori precipitanti

Benché le relazioni di chi ha un DOC-R siano sempre improntate da moralità e perfezionismo, non sempre la vita nella coppia è fonte di sofferenza tale da portare l’individuo a credere di aver bisogno di aiuto o dover interrompere il rapporto.

 

Ci sono infatti degli eventi che possono portare al vero e proprio scompenso e far precipitare la situazione. Questi eventi generalmente sono quelli che richiedono di aumentare l’investimento nella relazione, come decidere di andare a convivere, di sposarsi, di avere un figlio o fare un lungo viaggio. Più la scelta di vita viene vissuta come un impegno importante e a lungo termine, più cresce il bisogno di certezza dell’individuo che la relazione sia quella giusta. Non sono ammessi sbagli, perché le conseguenze di un’eventuale rottura della relazione sarebbero ancora più catastrofiche ed intollerabili. Di fronte a questi cambiamenti di vita, chi soffre di DOC-R sente che poi non avrebbe via di uscita e sarebbe costretto a vivere nel dubbio e nell’infelicità per tutta la vita e, ciò che è ancora peggio, vorrebbe dire infliggere al partner lo stesso destino.

L'intervento cognitivo - comportamentale

Il primo intervento è la psicoeducazione, il cui obiettivo deve esser quello di portare l’individuo a prendere consapevolezza del disturbo di cui si soffre e dei sui meccanismi di funzionamento, in modo che sia da subito chiaro che il dubbio ossessivo abbia poco a che fare coi sentimenti realmente provati nei confronti del partner. Il contenuto dei pensieri ossessivi, che assumono la forma di dubbi sul partner e sulla relazione, sono il frutto di un disturbo psicologico noto come DOC-R. Questo passo è cruciale per poi riuscire ad aiutare il paziente a prendere le distanze da tali contenti.

Il trattamento cognitivo-comportamentale prevede, inoltre, alcune fasi:

  • Gestione delle valutazioni secondarie: eliminare l’autocommiserazione con l’aiuto di tecniche di accettazione e distanziamento;
  • Modificare le credenze disfunzionali;
  • Correggere i comportamenti compulsivi e prevenire le ricadute;
  • Eventualmente coinvolgere il partner per la pssicoeducazione.

Fonte:

M. Venturini Drabick & G. Melli: "L'amo o non l'amo?". Edizioni Erickson. 2021

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